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Two Lovers - Recensione

30/09/2011 | Recensioni |
Two Lovers - Recensione

Il titolo potrebbe certamente ingannare, ma “Two Lovers” è ben lontano dalle atmosfere stereotipate della classica commedia romantica. Dopo tre film drammatici, i thriller polizieschi “Little Odessa”, “The yards” e “I padroni della notte”, questo film segna una svolta nella carriera dello sceneggiatore e regista James Gray. Siamo a Brighton Beach, nel quartiere di Brooklyn. Leonard, un uomo dal carattere complesso, fa ritorno a casa dopo aver tentato il suicidio. Ben presto conoscerà la sua vicina di casa, Michelle, una donna bella ma alquanto misteriosa, che cela a sua volta problemi profondi. I genitori di Leonard, nel tentativo di comprenderlo ed aiutarlo cercano di spingerlo ad avere una relazione con Sandra, la figlia dell'acquirente della tintoria di famiglia. Inizialmente restio nei confronti della ragazza, Leonard scopre in lei una dolcezza e sensibilità inaspettata. Nonostante ciò, la possibilità di avere una relazione con Sandra viene in qualche modo impedita dalla presenza di Michelle, di cui Leonard è perdutamente innamorato, che vede nel ragazzo la sua ancora di salvezza da una relazione turbolenta con un altro uomo. Leonard si troverà a dover decidere tra la passione che prova per Michelle e la tranquillità che gli potrebbe dare Sandra. James Gray per questo film, ha preso ispirazione da "Le notti bianche", un racconto di Dostoevsky, che ha come protagonista un uomo che coltiva un amore platonico, e una vera e propria ossessione per una donna che incontra per strada. Descrivendo le dinamiche di un sentimento sempre più difficile da portare sullo schermo, perché ormai ampiamente analizzato, il regista dimostra grande sensibilità grazie a una sceneggiatura, scritta a quattro mani con  Richard Menello, che analizza con aderenza al reale, le dinamiche amorose. Gray, infatti, ha il pregio di non accompagnarci in luoghi patinati ed onirici, tipici delle più banali teorie amorose. Grazie alla fotografia di Joaquin Baca-Asay, la particolare dinamica visiva, spinge verso elementi di tipo reale, quasi naturalistici, lasciando alla vicenda, già di per sé complessa, la totale libertà di poter raccontare qualcosa. Sarebbe stato molto semplice, e delle volte quasi ovvio, cedere alle lusinghe della commedia romantica, ma il film compie un’operazione differente nei confronti di uno dei topos più analizzati nella storia del cinema, senza trascurare l’ampia letteratura a riguardo: il triangolo amoroso. Il film punta invece sulle dinamiche, molteplici e dolorose, che sottendono ai rapporti umani, e non solo quelli amorosi.

Serena Guidoni

 


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